Nel libro di Benadì edito da GruppoAbele vi sono racchiuse sedici interviste a ragazzi tra i quindici ed i diciannove anni; le loro speranze, paure ed i vissuti durante il lockdown che ha fermato il mondo
Grazie al progetto dell’associazione Libera le testimonianze raccolte, ai teenager dal nord al sud d’Italia, con la collaborazione anche dei presidi e delle famiglie, è diventato il libro di Marco David Benadì che ha saputo coglierne le emozioni con la delicatezza di stare all’ascolto senza invadere la loro sensibilità.
Il risultato è un quadro di ragazzi creativi e maturi che ci hanno osservato, spettatori, di adulti spaesati, impauriti e spesso non in grado di dare sostegno.
Cosa vuol dire essere adolescenti durante una pandemia?
In un’età in cui ogni giorno è un giorno di scoperta di sé e dell’altro, in cui ci si rapporta agli amici e si scopre l’amore? Turbamenti che il distacco dovuto a una lezione da remoto non può colmare. La freschezza dei sentimenti, tarpati da emozioni non vissute. Ci sono i social, l’unica finestra sulla collettività, ma mancano i sensi e la scoperta.
“A un metro dal futuro” di Benadì vi farà riflettere su come, forse, crescendo si torni indietro, si anestetizzino le emozioni e si accentuino le differenze, si nasce senza pregiudizi e saggi e poi, cosa accade?
Presi dalla quotidianità ci si dimentica come eravamo. Così come durante il lockdown ci siamo dimenticati dei giovani e di quanto possa essere stato difficile per loro rimanere chiusi, privati della loro spontaneità. Eppure ancora una volta ci dimostrano di esserne usciti migliori e di avere le idee chiare su argomenti sui quali gli adulti hanno ancora le idee molto confuse. Parlano di sogni, di empatia, solidarietà, gentilezza. Ascoltiamoli ricordandoci di come eravamo.