Un’unica data, a Roma, quella del 13 febbraio, in cui si è esibito il prestigioso e apprezzatissimo pianista Igor Levit nel concerto dedicato alle ultime tre sonate di Beethoven per la Stagione da Camera dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
La Sonata per pianoforte n. 30, op. 109 è la prima cronologicamente ad essere stata eseguita e composta. Igor Levit ha salutato il pubblico della Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica, piena, a rappresentare l’apprezzamento per il pianista russo, cresciuto in Germania, che si è fatto conoscere al gran pubblico per i suoi cinquantatré concerti domestici eseguiti in streaming su Twitter durante il lockdown.
Le ultime tre sonate di Beethoven hanno tutte una caratteristica comune, intima e introspettiva.
Il compositore era attanagliato dalla sordità e le sonate sono come un doloroso addio a sé stesso. La prima composta nel 1820 è dai caratteri più inquieti delle altre due. Forse anche la più difficile con cui entrare in sintonia. La definirei quasi preparatoria per il pubblico, che apre all’ascolto più attento della seconda e la terza, quando ormai immerso nella musica ha lasciato tutto il mondo fuori dalla sala.
La seconda esecuzione è la Sonata per pianoforte n. 31, op. 110 di cui si percepiscono alcuni passaggi tristi e dolcissimi quasi malinconici come di perdita, quasi un abbandono. Conclusa nella notte di Natale del 1921 porta i sapori del crepuscolo per poi prendere vigore quasi prepotentemente e concludersi con speranza accompagnata da una leggerezza quasi frivola. È meravigliosa l’esecuzione di Levit concentrato sul pianoforte in un tutt’uno con Beethoven.
La terza ed ultima Sonata per pianoforte n. 32, op. 111 fu composta subito dopo la precedente ed è stata conclusa all’inizio del 1822. Di una potenza diversa quasi prepotente nel Maestoso diviene al contrario delicata nell’Arietta tornando a quell’intimità che si ritrova nella Sonata n.31.
Igor Levit è stato acclamato dal pubblico per il bis anche se la completezza dell’esecuzione delle tre Sonate una consecutiva all’altra è stata perfetta, unica e vincente scelta, nel rappresentare lo stato d’animo del compositore e del musicista che sono diventati un tutt’uno con la musica.