Home Arte “Arcimboldo” dal 20 ottobre all’11 febbraio, Palazzo Barberini- Roma

“Arcimboldo” dal 20 ottobre all’11 febbraio, Palazzo Barberini- Roma

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"La Primavera", 1555-1560 Giuseppe Arcimboldo, olio su tavola. Monacvo di baviera, Bayerische Staatsgemaldesammlungen

Dal 20 ottobre 2017 all’11 febbraio 2018, a Roma, Palazzo Barberini, si terrà la mostra Arcimboldo. 

Organizzata dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica e da Mondo Mostre Skira. A cura di Sylvia Ferino-Pagden, una delle maggiori studiose di Arcimboldo e già Direttore della Pinacoteca del Kunsthistorisches Museum di Vienna, e con la direzione scientifica delle Gallerie.

Per la prima volta nella capitale sarà possibile ammirare una ventina di capolavori autografi, disegni e dipinti, di Giuseppe Arcimboldi (Milano, 1526-1593) meglio noto come Arcimboldo, provenienti da Basilea, Denver, Houston, Monaco di Baviera, Stoccolma, Vienna, Como, Cremona, Firenze, Genova, Milano. Un’occasione eccezionale, anche per la difficoltà di ottenere i prestiti delle sue opere, che spiega la rarità delle esposizioni dedicate a questo artista.

La mostra è articolata in sei sezioni.

Si apre con una sala introduttiva che mostra il celeberrimo Autoritratto cartaceo. Qui Arcimboldo si presenta come scienziato, filosofo e inventore, nell’ambiente dei letterati e degli umanisti milanesi (Giovanni Paolo Lomazzo, Paolo Morigia, Gregorio Comanini). Essi furono promotori e diffusori della sua fama.

L’ambiente milanese, prima sezione della mostra, raccoglie una serie di opere religiose di artisti, più o meno suoi contemporanei.

Alcuni Leonardeschi come Cesare da Sesto, in dialogo oppositivo con le personificazioni delle stagioni Estate, Inverno. Molte anche le opere di arte applicata (cristalli, armature, arazzi e vetrate, queste ultime su disegno di Arcimboldo) a testimoniare una città che in quegli anni era uno dei massimi centri di produzione di oggetti di lusso.

Si prosegue poi con la sezione A corte tra Vienna e Praga, periodo in cui l’artista divenne il ritrattista della corte asburgica.

Il ritratto dell’Arciduchessa Anna, figlia dell’imperatore Massimiliano II, testimonia la sua abilità nel cogliere le personalità dei soggetti, tramite effetti luministici e accortezze compositive. In mostra anche gli studi per le feste e le manifestazioni di corte da lui ideate. Tra le opere più significative, realizzate durante il periodo viennese, altre personificazioni delle stagioni Primavera, Estate, Autunno, Inverno in dialogo con gli Elementi: Acqua, Aria, Fuoco, Terra, quest’ultima mai vista nelle esposizioni degli ultimi venti anni.

“L’Inverno”, 1572 Olio su tela, Giuseppe Arcimboldo. Houston, The Menil Collection.
Un capitolo a parte è riservato agli Studi naturalistici e Wunderkammer (La camera delle meraviglie) nella terza sezione.

I sovrani asburgici erano alla continua ricerca di pezzi da collezione per impreziosire le loro Wunderkammern. Oggetti, considerati “meraviglie della natura”, come zanne, coralli, oggetti curiosi, e alcuni dipinti raffiguranti gli “irsuti” (uomini ipertricotici che venivano portati di corte in corte come divertissement e intrattenimento). Notevole il Ritratto di Antonietta Gonzalez di Lavinia Fontana.

Si passa poi alle cosiddette Teste reversibili.

Immagini di nature morte, di raffinata ambiguità visiva, che, ruotate di 180 gradi, assumono una conformazione del tutto diversa. L’Ortolano e Il Cuoco, le più conosciute, sono in pieno rapporto con il nascente genere della Natura morta, che si andava affermando nella Milano di fine Cinquecento – inizio Seicento.

La quinta sezione, Il bel composto, mostra veri e propri paradossi iconici.

Analizza il metodo del composito in vari contesti culturali: busti che a un primo sguardo appaiono del tutto naturali, ma che in realtà sono costruiti attraverso il sapiente incastro logico di forme diverse, naturali o artificiali.

Conclude l’esposizione la sezione Pitture “ridicole”.

Arcimboldo fu un maestro del gioco e dell’ironia, proseguendo la tradizione leonardesca e lombarda della caricatura, come nelle personificazioni dei mestieri. In mostra capolavori come Il Giurista e Il Bibliotecario.

La mostra è ben articolata, il percorso crea una curiosità crescente nei confronti delle sue opere. Personalmente oltre ai quadri più famosi, che avevo sempre desiderato ammirare, sono rimasta affascinata dagli studi naturalistici.

“La terra”, 1566 Olio su tavola Giuseppe Arcimboldo. Vienna, Lichtenstein- The Princely Collections

In seguito alla scoperta delle Americhe e l’incremento delle rotte commerciali verso l’Oriente, alla fine del’500 arrivano in Europa animali, vegetali e manufatti mai visti prima. Grazie a Ulisse Aldrovandi (Bologna) numerosi studi e disegni naturalistici vennero riprodotti, studi che anche Arcimboldo ha analizzato nei dettagli. Le illustrazioni di catalogazione botanica e zoologica furono di grande ispirazione per l’artista. I dettagli si possono trovare nei suoi quadri, da teste di cervo a cinghiale, daini e altri animali.

La mostra sarà aperta fino all’11 febbraio 2018.

Si ringrazia per la collaborazione l’Ufficio stampa Barberini Corsini Gallerie Nazionale e l’Ufficio stampa Mondomostre Skira.

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