Sir Antonio Pappano torna a dirigere l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia questa volta come Direttore Emerito il 2 novembre e in replica il 3 e 4 novembre. Nella prima parte del concerto sul palco con il Maestro il pianista tedesco Igor Levit già ospite a Santa Cecilia lo scorso febbraio. Oggi in programma nella prima parte del concerto l’ouverture dell’Anacréon di Luigi Cherubini e il terzo concerto per pianoforte di Beethoven. Nella seconda parte “En Saga” di Sibelius e “Till Eulenspiegel” di Strauss
L’Overture serve a introdurre i temi dell’opera e nella forma di Cherubini, in stile classico, la forma sonata è un rondò, che si troverà come “tema” di tutto il concerto. Anacréon è estremamente fresca, in essa si percepisce, verso la fine, il carattere delle due giovani schiave Glicera e Bathyle nella loro gioia. Ricordiamo in breve il libretto che narra di Amore il giovane dio capriccioso che scappa da mamma Venere e che verrà poi trovato da Anacreonte. Ispirata all’opéra-ballet francese (Cherubini venne influenzato dal suo soggiorno a Parigi dove fu direttore del Conservatorio) l’Ouverture di dieci minuti è la perfetta introduzione alle composizioni successive.
Il pianista fa il suo ingresso. Il Concerto n.3 in do minore per pianoforte e orchestra op.37 conquista tutti con i suoi spettacolari diciotto minuti dell’Allegro con brio caratterizzato dal trillo, uno degli abbellimenti musicali, che con la ripetizione di due note consecutive prolunga il suono eseguito da Igor Levit con le dita sui tasti bianchi e neri del pianoforte sostenuto dall’orchestra in un sottofondo sicuro e impotente.
Il Largo è dolce, i violini introducono il pianoforte che spicca quasi solitario per poi ritrovarsi avvolto ancora dagli archi con un susseguirsi di tocchi delicati, scale e Rondó in stile mozartiano e in contraddizione con i due precedenti di cui però ne mantiene lo stile. Il pianoforte è l’unico collegamento e legame tra i tre movimenti. Il finale dai toni più dispettosi ricorda il cherubino dell’Ouverture anche se qui gli archi sostengono in maniera molto più energica il pianoforte che ripete il rondò fino al concludersi del Concerto. Igor Levit e orchestra dialogano tra di loro quasi in una continua lotta estenuante.
Dopo i calorosi applausi Igor Levit dona l’esecuzione di un brano di Mendelssohn al pubblico prima di salutarlo.
Nella seconda parte del concerto arriviamo ai primi dell’ 800 con “En Saga, poema sinfonico op.9” di Jean Sibelius. Introdotto da Sir Antonio Pappano che lascia alla nostra immaginazione ogni interpretazione. Sibelius non spiega cos’ha in mente, di sicuro vi è un’atmosfera di desolazione primordiale, si sente subito il freddo del nord e attinge alle canzoni folcloristiche. “En Saga” è composto nel 1892 ed eseguito l’anno successivo a Helsinki. Il poema è un viaggio tra i boschi nordici, tra i fiordi e il mare, dove la natura vibrante è al centro della musica. Un omaggio alla sua Finlandia e alle fiabe o miti è la rappresentazione della figura di Sibelius compositore e violinista seduto su una roccia con il lago a perdita d’occhio limpido e freddo.
Si conclude la serata con “Till Eulenspiegel lustige Streiche poema sinfonico da un’antica melodia in forma di Rondò op.28” in cui viene narrata la storia di Till attraverso una serie di episodi e, tra un tema e l’altro vi si torva un ritornello. Si torna anche qui nel filo conduttore della scelta delle composizioni per il concerto: il Rondò o l’ispirazione ad esso.