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Amleto² attraverso Shakespeare una gabbia da leoni è la finestra sul mondo di Filippo Timi

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"Amleto²" al Teatro Ambra Jovinelli. Elena Lietti, Filippo Timi_foto di Annapaola Martin
Dal 7 al 12 gennaio 2025 il Teatro Ambra Jovinelli accoglie lo spettacolo di e con Filippo Timi “Amleto²” portato in scena nel stesso palco nel 2012. Oggi come allora con lui Lucia Mascino, Marina Rocco, Elena Lietti. Gabriele Brunelli nel ruolo che era di Luca Pignagnoli. Una produzione Teatro Franco Parenti e Fondazione Teatro della Toscana

Una gabbia di quelle del circo per tenere all’interno leoni e domatore, gli abiti realizzati da Giulia Leali d’ispirazione shakespeariana presso la sartoria del Teatro Franco Parenti colorati e accessioriati in maniera barocca. Inizia lo spettacolo.

Gli attori in scena oggi sono maturati, interpretano i personaggi del dramma shakespeariano con una nuova intensità. Lucia Mascino, in particolare, si distingue per la sua straordinaria capacità di adattarsi al ruolo di madre, dando una nuova energia al personaggio che porta in scena. La sua presenza è magnetica, un’evoluzione rispetto alla versione del 2012, si trasforma e tira fuori tutta la sua capacità attoriale, libera, finalmente come solo sul palco con Filippo Timi si può essere liberi.

Amleto²” Gabriele Brunelli, Lucia Mascino, Filippo Timi_Foto di Annapaola Martin

Nuovo nel cast spicca anche Gabriele Brunelli, che subentra nel ruolo che nel 2012 era di Luca Pignagnoli. Il suo contributo non solo arricchisce la distribuzione, ma rappresenta anche un cambio significativo nell’equilibrio dei personaggi, portando freschezza e nuove sfumature nei momenti di tensione e interazione tra i protagonisti. Marina Rocco la svampita che non è svampita oscilla nei ruoli tra Marilyn Monroe e Barbie, simula amplessi accompagnati dalla sua voce delicata che allontana da ogni volgarità. Anche qui è tutto semplice, a tratti sembra una cartolina anni ’50, rimane immobile come una bambola altre volte è lo spettro rivelatore inquietante e grottesco.

Il principe indiscusso è lui: Filippo Timi che si muove tra carnalità, paglia, terra e tappeti damascati, come in un’arena, giochi di canzoni e parole quasi a non prender sul serio se stesso e la morte evocata più volte come finitezza di tutto il teatrino umano o del circo della vita.

La maturità ha spostato il focus che prima era molto più centrato sul sesso verso un accompagnamento al dissiparsi dei sensi anche se i baci con Ofelia rimarranno nella storia. È serio quando rimane fedele al testo originale, strappa una lacrima e non solo gli applausi al pubblico, ripetute volte, durante la rappresentazione.

“Alla celestiale Ofelia idolo della mia anima, dubita che le stelle siano di fuoco, dubita che la verità sia menzogna, dubita che il Sole si muova ma del mio amore non dubitare e che io ti amo sopra ogni altra cosa, vostro, il vostro per sempre signore amatissimo, il vostro servo amatissimo. Amleto”.
È tutto maledettamente bello, drammatico, irreale e reale. Tappeti rossi, trono di legno, paglia, palloncini, spade e drappeggi portano la corte del re di Danimarca oggi dentro una gabbia da cui però si può uscire attraverso le larghe maglie delle sbarre, basta volerlo.
Amleto²” Filippo Timi_Foto di Annapaola Martin

Il confronto con la versione originale del 2012 non è solo inevitabile, ma auspicabile per comprendere a pieno l’evoluzione artistica di Timi e degli altri attori coinvolti. Se nella prima edizione la frenesia e la teatralità sembravano prendere il sopravvento, ora c’è un respiro diverso. La regia sembra voler dialogare maggiormente con il pubblico, invitando alla riflessione senza mai perdere il tono di una recitazione audace e provocatoria.

Se c’è una cosa che non è cambiata, è la provocazione insita nel concetto stesso di “Amleto²”. Filippo Timi non ha mai avuto paura di sconvolgere le convenzioni, ed è proprio questo a rendere il suo lavoro così stimolante. Amleto non è solo il principe di Danimarca, ma il simbolo del caos interiore, del dubbio esistenziale che ci tormenta. La sua lotta per definire sé stesso è trasposta in un contesto teatrale che mette in discussione le regole del gioco stesso. Eppure, questa volta, si percepisce una maggiore consapevolezza nelle sue scelte, come se Timi stesse affrontando la propria versione di Amleto con uno sguardo che unisce il dubbio alla risoluzione.

Chi ha visto la versione del 2012 troverà sicuramente nuovi spunti di riflessione, mentre chi si avvicina per la prima volta a questo “Amleto²” si troverà davanti a uno spettacolo vibrante e assolutamente unico. Un appuntamento da non perdere, per chi ama il teatro che sfida le convenzioni e fa riflettere.