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Alessandro Preziosi è Re Lear al Teatro Quirino fino al 17 novembre

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Alessandro Preziosi in "Aspettando Re Lear"

Una versione contemporanea di “Re Lear” di William Shakespeare è quella che Alessandro Preziosi porta sul palco del Teatro Quirino. In scena con lui Nando Paone, Roberto Manzi, Arianna Primavera, Valerio Ameli e le opere di Michelangelo Pistoletto

I personaggi di “Aspettando Re Lear” sono ridotti al minimo ma l’intensità della tragedia si sviluppa anche accorciando trama e presenze in scena. Sono cinque gli attori sul palco del Teatro Quirino di Roma che si intrecciano nella storia: Re Lear, Gloucester, Kent, Edgar e la figlia ripudiata Cordelia colei che alla domanda “Chi di voi mi ama di più” che il re pone alle sue tre figlie risponde con purezza “Vi amo, vi obbedisco, vi onoro” troppo poco per un re che, offeso a corte, donerà alla figlia più piccola per dote solo la maledizione del padre.

Alessandro Preziosi

Alessandro Preziosi non è novello nell’interpretare il personaggio (fu Re Lear diretto da Calenda nel 2004) di cui ne esaspera la drammaticità di dover ripudiare la figlia più amata a fronte del disonore di aver ricevuto da lei così pochi riconoscimenti: solo parole, nulla più.

Arianna Primavera
Cornelia diventa un folletto che ricorda molto “Sogno di una notte di mezza estate” sempre di Shakespeare, bravissima nelle movenze, Arianna Primavera a piedi nudi come tutti gli altri attori, si muove attorno alle opere utilizzandone ogni minimo spazio. È fresca, pura e ingenua, incredula di essere bandita per sempre dall’amato padre.

Intermezzi moderni ai classici versi shakespeariani si alternano durante tutta la tragedia che non ha però la tensione dell’opera originale di cui non si percepisce a fondo il ruolo di Edgar e di Gloucester non per l’interpretazione ma per i pochi elementi narrativi che uniti al sapore moderno confondono un pubblico inesperto.

Nando Paone

L’idea di rappresentare la tragedia in chiave moderna con le opere di Pistoletto e le vesti di cui si libera Re Lear chiamando l’analogia con la “Venere degli stracci” reinstallata a Napoli è forte, è un simbolo di rinascita. Il classico domina il moderno sorretto anche dalle capacità attoriali dei protagonisti. Il più fedele al testo è Re Lear che in questo contrasto di moderno con il classico sembra ancor più vecchio, come trasportatore di un’epoca non sua, che non gli appartiene e che sottolinea ancora di più il suo errato giudizio, la sua follia. Questo binomio è la parte geniale della rappresentazione che a volte tuttavia sfugge nel senso vero della trama e nei suoi intrecci e significati originali.

Si conclude con un intenso abbraccio tra padre e figlia sotto l’occhio di bue rosso “Ti ho ritrovato Cordelia” mentre in realtà Re Lear ritorna solo sé stesso accompagnato da “Again” degli Archive.