Giobbe Covatta porta in scena, al teatro Vittoria di Roma, la “Divina Commediola”. Lo spettacolo sarà in scena fino al 5 novembre 2017, l’attore napoletano legge e commenta una versione “apocrifa” della Divina Commedia
Il sipario si apre. Il fondale è nero e sul palco solamente una lavagna ed un leggio. L’attore partenopeo, Giobbe Covatta, inizia salutando il pubblico. Quello che sta portando in scena è la “Divina Commediola”, una versione “apocrifa” della “Divina Commedia” di Dante Alighieri. Questa lettura sembra sia stata scritta da un certo Ciro Alighieri ed è stata trovata, dall’attore, in una discarica. La “Divina Commediola” però, è incompleta, c’è solo il girone dell’Inferno e nemmeno tutto.
A differenza del “collega” Dante, Ciro non parla in volgare toscano, ma nel dialetto napoletano. L’inferno di Ciro, inoltre, non parla di peccatori, bensí di vittime. Ed in particolare di bambini. Covatta racconta e commenta, anche tramite le sue esperienze personali, il mondo dei piccoli. I bambini sono le vittime più deboli dei torti degli adulti. Non hanno la cognizione di ciò che succede e non hanno, ancora, le “armi” per difendersi. Nel suo monologo l’attore cita, molto spesso, la carta dei diritti dei minori.
Come spesso succede nei suoi spettacoli, Giobbe Covatta, affronta temi molto seri ed importanti, ma sempre con un pizzico di ironia e comicità. L’attore, durante le due ore di spettacolo, interviene e si interfaccia spesso con lo spettatore, rendendolo partecipe del suo monologo. Il pubblico risponde e si diverte. Ma ad i momenti spassosi e comici, si alternano momenti di riflessione su temi importanti che hanno come focus, i bambini.
La “Divina Commediola” sarà in scena fino al 5 novembre 2017 al Teatro Vittoria di Roma (P.zza Santa Maria Liberatrice).
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