Edito da Sonzogno, il libro è destinato a diventare un saggio indispensabile per tutti i quarantenni attuali e futuri
Pamela Druckerman è una scrittrice nota ai più per il suo precedente lavoro: “Il Metodo Maman” in cui dispensa consigli sul metodo francese di educare i bambini. Stimata e arguta, la Druckerman, ha saputo nuovamente catturare l’attenzione del lettore con l’empatia del suo essere a sua volta ultra quarantenne, rivolgendosi a tutti coloro, che come lei, si ritrovano a fronteggiare “gli anta” senza che nessuno li abbia preparati.
Eh si, perché rendersi conto di non essere più giovani può diventare traumatico. Le avvisaglie vengono colte nei moltissimi piccoli eventi quotidiani, che l’autrice descrive molto bene.
Ti rendi conto di avere quarant’anni quando …nessuno si stupisce più se dici che hai tre figli, per dormire devi ricorrere a rituali e aiuti vari come mascherine, tappi o farmaci; scopri di avere la cellulite sulle braccia, e devi ingrandire i caratteri al 200 per cento per leggere on line. Ogni capitolo è preceduto da un elenco di citazioni simili, in cui tutti noi poveri quarantenni e ultra ci riconosciamo in todo.
Per una donna poi, ritrovarsi a questa età, è ancora più difficile. Vedere il proprio corpo cambiare senza poter intervenire in modo deciso, la fa sentire impotente. Così come lo sguardo di qualcuno che non ti vede da molto tempo, e che continua a chiederti se sei stanca, aumenta la frustrazione.
Come si impara ad accettare questo stato di cose? Si può imparare, soprattutto?
Quello che ci dice con molta auto ironia la Druckerman, è che alcuni non ci riescono e probabilmente non ci riusciranno mai. Tentano in ogni modo di rimanere ancorati ai ventenni che sono rimasti in loro (ma solo nei ricordi), ricorrendo a sfiancanti metodi per modellare il corpo non più sodo come un tempo e fingendo di essere persone aperte, giovanili e instancabili. Il risultato però è solo un misero patetico sguardo da parte di chi osserva impietosito quei vani tentativi.
Perché la crisi di mezza età arriva già dai 35 anni, come riporta Dante Alighieri nell’incipit della Divina Commedia. Psicologicamente ciò si spiega perché fino ai 35-40 più o meno nella persona prevale l’Io e l’approvazione del sé da parte degli altri, dai 40 in poi emerge invece la tua vera natura fatta di “ombre”. Ovvero non riesci più ad essere quello che gli altri vorrebbero tu fossi, e ti rendi conto di avere dei grandi limiti e soprattutto di essere Mortale.
Come accade anche alla Druckerman, che scopre proprio mentre sta portando a termine il libro, di avere un tumore. Deve affrontare un’altra grande sfida, questa volta con la malattia, e per sé stessa e basta. Dopo essersi sottoposta a dure sedute di chemioterapia con conseguente perdita di capelli, guarisce, e acquista più consapevolezza di sé e della sua specificità.
Capisce che a quarant’anni si è unici a modo proprio e che portare bene i propri anni, senza voler a tutti i costi sembrare più giovani, è una grande conquista.
Il segreto sta proprio qui, nel conoscere sé stessi sapere fin dove potersi spingere e dire dei “NO” funzionali a chi ci propone cose che in realtà non ci interessano più di tanto.
Inoltre, accettare di abitare il proprio corpo che cambia può essere difficile per una donna che ha sempre puntato sull’originalità del suo abbigliamento. Quindi gli stessi capi che un tempo la facevano sentire “cool”, adesso rischiano di farla sembrare ridicola. L’unico modo per non sentirsi ridicole è assecondare il cambiamento avvenuto, senza osteggiarlo.
Per cui scegliere pochi capi che valorizzino i propri punti di forza (ad esempio nel suo caso, le caviglie) è la soluzione ottimale.
Il vademecum per l’outfit adeguato ad un quarantenne è d’obbligo, e, l’autrice, con l’ironia che la contraddistingue ci dispensa ancora una volta una serie di consigli per non sbagliare. Uno di questi che ho trovato più che condivisibile è sicuramente quello di non comprare più di un capo alla volta e non rischiare di rimanere col dubbio di aver fatto un acquisto sbagliato, i dubbi, una volta a casa, aumenteranno.
Insomma, questo nuovo libro della Druckerman è un vero e proprio saggio di auto-aiuto per coloro, che come lei stanno attraversando questo difficile decennio dell’esistenza umana. Come spesso accade, sentirsi compresi da qualcuno che condivide gli stessi stati d’animo e le insicurezze, è paradossalmente rassicurante. Ci fa sentire meno soli.
Il segreto per uscire vincitori da questa battaglia contro il tempo, rimane uno soltanto: quello di non combattere il tempo che passa ma assecondare il cambiamento rimanendo fedeli a sé stessi.
Cercando di fondere il più possibile quello che avremmo voluto essere a quello che siamo in realtà. E, ricordando di improvvisare ogni tanto. Perché diventare adulti non significa essere onniscenti, ma essere sé stessi “piccoli” e“solidi”.
Divertente, sagace e realista, il nuovo lavoro di Pamela Druckerman edito da Sonzogno, è destinato a diventare un manuale-guida per le generazioni adulte. Si legge tutto d’un fiato, contiene moltissimi spunti interessanti sempre suffragati dalle esperienze personali dell’autrice, che, trasferitasi in Francia con il marito e tre figli dagli USA, spesso esalta, il metodo francese di affrontare talune fasi della vita e di rapportarsi nei confronti degli altri, preferendoli di gran lunga a quello americano.
“Non si diventa mai adulti” è nelle librerie dal 30 agosto di Sonzogno editori