Opera in Roma ha presentato nella Chiesa di San Paolo entro le Mura, un dialogo sacro e barocco tra spiritualità e virtuosismo il 20 aprile con il Grande Concerto di Pasqua.
In una Roma attraversata dalla luce dorata di aprile, la serata del 20 nella Chiesa di San Paolo entro le Mura è diventata un’occasione per immergersi in uno dei viaggi musicali più affascinanti del repertorio barocco, grazie all’Ensemble dei Solisti dell’Orchestra Sinfonica Città di Roma, guidato da un’intesa che ha il sapore di lunga condivisione e complicità.
Nella cornice suggestiva della Chiesa di San Paolo entro le Mura, si è snodato un programma costruito con sapienza, che ha unito il misticismo architettonico di Johann Sebastian Bach all’esuberanza brillante di Antonio Vivaldi, due giganti della storia della musica che parlano linguaggi diversi ma comunicano con la stessa profondità.
Apre la serata il maestoso Preludio e Fuga in Mi bemolle maggiore BWV 552, all’organo Stefano Vasselli, composto da Bach nel 1739 come vertice della sua raccolta “Clavier-Übung III”, in cui teologia, simbolismo numerico e perfezione contrappuntistica si fondono in un’unica esperienza trascendente. Il pubblico, colto e partecipe, ha seguito il Preludio — articolato in tre temi corrispondenti a Padre, Figlio e Spirito Santo — in un’atmosfera di attenzione quasi religiosa.
A seguire, spazio al teatro sonoro veneziano di Antonio Vivaldi, in una serie di brani che hanno messo in luce la vivacità e l’affiatamento dell’ensemble. Il Concerto “Alla rustica” RV 151, con il suo carattere popolare e festoso, ha aperto il segmento vivaldiano in modo incisivo, tra moto perpetuo e brillantezza orchestrale.
Momento di grazia assoluta con il Concerto per flauto “Il Gardellino” RV 428, interpretato dalla flautista Martina De Longis: fraseggio limpido, eleganza timbrica, ed espressività giocata tra leggerezza e precisione hanno reso giustizia al titolo del brano, evocando davvero il canto di un cardellino tra i rami di una campagna immaginaria.
Poi, un passaggio di colore con il Concerto per oboe in Do maggiore RV 450, affidato a Marco Corsini, che ha saputo dosare virtuosismo e profondità timbrica, raddoppiando anche nel ruolo di direttore e nella parte ritmica al tamburo con discrezione e sostanza.
L’atmosfera si è fatta vibrante con l’esecuzione del raro e brillante Concerto per due trombe in Do maggiore RV 537, con protagonisti i gemelli Massimo e Flavio Patella. La loro perfetta intesa ha illuminato un brano che, pur pieno di ambiguità nella scrittura originaria vivaldiana, è diventato una sfida musicale di altissimo livello, portata a termine con energia e carisma.
L’ensemble si è dimostrato più che un gruppo di solisti: un corpo unico, unito da anni di musica condivisa, di viaggi sonori compiuti insieme. Gli sguardi complici tra i musicisti, i cenni silenziosi, la reciproca fiducia, hanno reso l’ascolto ancora più coinvolgente.
Tra i protagonisti, la violinista Valentina Macioti, intensa e precisa; Roberta Palmigiani, complice e raffinata al violino; Enrico Peruso al violoncello, solido e lirico; Paolo Scorzi al contrabbasso, Orazio Vicari alla viola, elegante e partecipe; e Stefano Varselli, che alla spinetta ha saputo donare un fondale continuo e sfumato, sempre al servizio dell’ensemble.
Alla fine, lunghi applausi, sorrisi dietro le quinte, e la sensazione, rara, di aver assistito a qualcosa di profondamente autentico. Questo è il barocco che emoziona, che interroga, che respira ancora.
Lorenzo Macrì dirige “Lo Schiaccianoci” nella Chiesa di San Paolo entro le Mura