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Nel calice della parola con Vinicio Marchioni e il viaggio di “In Vino Veritas”

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Il Teatro Palladium di Roma, nel cuore della sua stagione “Mutamenti”, apre il 2025 con un evento imperdibile: Vinicio Marchioni in “In Vino Veritas”, un’opera che va ben oltre il semplice spettacolo teatrale, diventando un vero e proprio viaggio esperienziale. Un incontro di teatro, letteratura e musica dal vivo che il 16, 17 e 18 gennaio 2025 ha incantato il pubblico, confermando il Palladium con il nuovo presidente, il professor Riccardo Chiaradonna come uno degli spazi più vivaci e innovativi della capitale

Marchioni, nella sua doppia veste di protagonista e regista, si presenta sul palco con la sua solita grandezza, ma qui sembra finalmente liberarsi da quella necessità di “dimostrare” che spesso ha caratterizzato le sue performance più recenti. Lo spettatore sa già che è un attore di grande talento, colto, impegnato e capace di scelte audaci. In “In Vino Veritas” Marchioni sembra abbandonare ogni ansia di conferma e vola libero, guidato dalla forza di un’intuizione creativa che mescola miti, poemi, storie ed emozioni personali. È come se, liberato dalla consueta pressione, potesse davvero lasciarsi trasportare dal flusso di una narrazione che non è più solo sua, ma che appartiene a tutti.

Il titolo stesso “In Vino Veritas” rimanda a un antico adagio latino che suggerisce che nel vino si nasconde una verità che emerge quando l’anima si lascia andare. “Nel vino c’è la verità”, recita il proverbio, indicando come l’alcol possa abbattere le difese e far parlare il cuore, facendo emergere emozioni e pensieri spesso nascosti. Il vino, in questo contesto, diventa il simbolo di una sorta di liberazione: il liquido che smaschera e svela, che porta alla superficie ciò che normalmente rimarrebbe celato.

Un tema che emerge con particolare forza è quello dell’omaggio al nonno, figura centrale nella vita di Marchioni, ma al contempo emblema di una generazione che ha vissuto tempi difficili, lontani dalla nostra realtà. La sua presenza, quasi tangibile, percorre tutto lo spettacolo. Attraverso il vino, che diventa simbolo di legami familiari, Marchioni rievoca l’insegnamento silenzioso di un uomo che con poche parole gli ha trasmesso “il sapore della vita”.

Il nonno, d’altri tempi, è il fulcro da cui scaturiscono tutte le riflessioni sul valore della memoria e della tradizione, ma anche sulla necessità di saperle interpretare nella contemporaneità.

Il momento culminante dello spettacolo arriva con un monologo che lascia senza fiato. Il commovente racconto di un incontro onirico con il padre, che Marchioni ha sognato, toccano il cuore del pubblico. “Ma dimmi un po’, questo gran paese lo avete trasformato?” chiede il padre, un partigiano fucilato, in un dialogo immaginato, ma talmente vivido da sembrare reale. La domanda, sospesa nel tempo, resta aperta e la risposta, non arriverà mai. Un incontro tra generazioni, tra passato e presente, in cui il pubblico percepisce la vulnerabilità dell’attore, che commuove senza bisogno di alcun artificio.

Vinicio Marchioni@antonarthouse
Questa scena è un momento di pura poesia e intimità, in cui il pubblico, attraverso il filtro del teatro, si ritrova a fare i conti con la propria memoria, la propria storia familiare e collettiva. È un momento in cui la verità, come nel vino, emerge inaspettata e potente, lasciando una traccia indelebile nell’animo di chi assiste.

Lo spettacolo, prodotto da Anton Art House, esplora il vino come simbolo di convivialità, ispirazione e memoria, un elemento che Marchioni intreccia abilmente con frammenti di testi che vanno da Omero a Bukowski, Baudelaire, Hemingway, Lerici e Alda Merini. Ma non si tratta di una semplice rassegna di citazioni: ogni parola diventa un’eco che risuona con la sua vita, le sue esperienze e quelle di chi gli sta accanto.

Alessandro D’Alessandro, Vinicio Marchioni e Pino Marino@antonarthouse

Le musiche originali di Pino Marino e Alessandro D’Alessandro, eseguite dal vivo, arricchiscono ulteriormente l’esperienza sensoriale, creando il perfetto sottofondo per una riflessione profonda sull’amicizia, sull’amore, sulla paura, sulla gioia di vivere. La musica è una componente essenziale che permea ogni istante dello spettacolo, arricchendo la poesia delle parole e accentuando la potenza emotiva della performance di Marchioni.

Questa produzione non è solo un tributo alla cultura del vino, ma anche un’occasione per riflettere su temi universali. Ogni frammento di testo, ogni parola pronunciata sul palco, è un atto di condivisione che sembra voler attraversare la soglia del tempo e dello spazio, per arrivare a toccare corde emotive profonde in ogni spettatore.

Marchioni, regista attento e attore sensibile, riesce a evocare l’antico culto di Dioniso, che nel vino trova la sua manifestazione più sacra e liberatoria. È come se il pubblico, bevendo insieme a lui queste storie, venisse in qualche modo sollevato dalla pesantezza della vita quotidiana, per scoprire una verità nascosta, difficile ma innegabile.

“In vino veritas” dopo il Teatro Palladium a Roma toccherà, in tournée, le città di Treviso il 25 gennaio al Teatro Comunale Mario del Monaco e il 16 febbraio a Larino al Teatro Cinema Risorgimento.