Dal 15 gennaio al 2 febbraio, Valerio Mastandrea ritorna sul palcoscenico del Teatro Ambra Jovinelli con “Migliore”, il monologo che, nel 2005, ha segnato l’inizio di una delle collaborazioni più fruttuose della scena teatrale italiana. Dopo queste ultime rappresentazioni, Mastandrea non sarà più il protagonista lasciando a un altro attore il ruolo principale ma ne curerà la regia. Oggi la produzione è Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
Quasi vent’anni dopo la prima messa in scena, il testo di Mattia Torre non ha perso nulla della sua lucidità e ferocia, ma oggi, sotto l’interpretazione di Mastandrea, appare ancora più pungente, come se la storia di Alfredo Beaumont fosse diventata un monito, un racconto tragico e comico al tempo stesso, che diventa ancora più attuale e inquietante.
“Migliore” racconta la storia di Alfredo Beaumont, un uomo comune che, a seguito di un incidente (di cui è responsabile ma da cui verrà assolto), vive una profonda crisi esistenziale. La sua trasformazione, tuttavia, non avviene in un momento di redenzione, ma nella decadenza: un cammino che lo porta a diventare un uomo cattivo, a nutrirsi del cinismo, della spregiudicatezza, del disprezzo per gli altri.
Paradossalmente, proprio in questa sua disumanizzazione, Alfredo riceve una sorta di “premio”: il successo professionale, l’attrazione delle donne, la scomparsa delle sue paure. Un uomo che, pur sapendo di aver fallito, diventa improvvisamente il migliore, il più desiderato, il più potente.
Questa riflessione sulla natura ambigua della società contemporanea, capace di premiare il cinismo e il male con successo e visibilità, è straordinariamente attuale.
Quando nel 2005 Mastandrea portava in scena “Migliore” per la prima volta l’attore romano era già un perfetto interprete del personaggio di Alfredo. La sua ironia amara, la capacità di passare senza sforzo dall’eleganza alla brutalità, davano vita a un monologo che sembrava quasi preconizzare le contraddizioni del nostro tempo. Oggi, a distanza di vent’anni, il Mastandrea che vediamo in scena è un attore che porta con sé un bagaglio diverso, arricchito da esperienze personali e professionali che lo hanno indubbiamente reso più complesso e sfumato.
La sua interpretazione, pur mantenendo quella leggerezza di fondo che era il marchio di fabbrica del personaggio, si fa più riflessiva. Il cinismo di Alfredo oggi sembra più consapevole, meno spontaneo, più strategico. La sua voce è più gravata dal peso degli anni, ma anche più sicura nel delineare la tragicità del personaggio. La rabbia che si poteva percepire prima oggi è quasi rassegnazione.
La regia di questo nuovo allestimento, pur rimanendo fedele all’intima dimensione del monologo, gioca maggiormente con il silenzio e con le pause, dando al pubblico il tempo di riflettere sulle implicazioni del testo. La scenografia, essenziale ma evocativa, fatta solo da colori uniformi e accecanti, contribuisce a enfatizzare la solitudine del protagonista, il suo inesorabile allontanarsi dalla società, pur trovandosi al centro della scena.
Con questo ritorno sul palco, Valerio Mastandrea per l’ultima volta ci regala una riflessione sulla contemporaneità che non ha mai smesso di parlarci. Il pubblico lo ama, ride coinvolto nel suo sarcasmo. In occasione della Prima il Teatro Ambra Jovinelli è pieno dalla platea all’ultima fila della galleria. “Migliore” è ancora, oggi, un testo attuale per capire la nostra epoca e per riconoscere quei meccanismi di potere e successo che non sempre premiano la virtù, ma spesso la cinica ricerca del dominio. Un ritorno che, forse, è proprio quello che ci serviva.