Oggi, con grande piacere, ci troviamo immersi nel magico mondo creato da Pëtr Il’ič Čajkovskij, in quella che è una delle opere più celebri e incantevoli del repertorio natalizio: il balletto Lo Schiaccianoci in due atti op.71. A dirigere l’Orchestra e il Coro di Santa Cecilia Gustavo Dudamel nelle tre date (19, 20 e 21 dicembre all’Auditorium Parco della Musica) in cui per la prima volta viene eseguito l’integrale del balletto in forma in concerto
Tuttavia, ciò che rende questo balletto particolarmente interessante quando lo si ascolta come una composizione concertistica, è la sua capacità di trasportare l’ascoltatore in un universo sonoro dove ogni nota sembra danzare, ogni tema evocare una storia e ogni movimento essere un passo di danza invisibile. La musica de “Lo Schiaccianoci” pur essendo stata concepita per la scena, vive di vita propria in una trasposizione concertante, dove ogni sezione dell’orchestra si fa interprete di un mondo fantastico e scintillante.
Ma come ascoltatori, cosa possiamo cogliere da questa visione “scenica” della musica di Čajkovskij?
Nel Primo Atto il concerto si apre con un’ouverture che, come una delicata parentesi, ci introduce al cuore della storia a casa degli Stahlbaum dove si svolge la grande festa di Natale. I bambini Clara e Fritz attendono il momento dei regali, vi è l’addobbo dell’albero di Natale, Galop e l’entrata degli invitati e l’Arrivo di Drosselmayer che dona il lo schiaccianoci di legno a forma di soldatino a Clara.
A fine serata la bambina si addormenta e comincia a sognare. Lo Schiaccianoci prende vita e la porta nel regno dei dolciumi attraverso una foresta innevata e l’Orchestra suona il valzer dei fiocchi di neve che è uno degli esempi più splendidi della sensibilità lirica di Čajkovskij.
Qui, il tema principale, che si intreccia in una serie di arabeschi melodici, è affidato alle corde e ai legni, con un’incredibile leggerezza che fa quasi sembrare la musica sospesa nell’aria, come la neve che lentamente scende sulla terra.
Bellissimo il momento in cui entrano i piccoli protagonisti del Coro dell’Accademia di Santa Cecilia diretti da Claudia Morelli dai due lati del palco in camicia color prugna e pantaloni neri, composti e impeccabili nell’esecuzione, concludono il primo atto del concerto.
Nel secondo atto vengono rappresentate le danze: una volta arrivati al palazzo Clara e il Principe ballano insieme a tutti gli abitanti. Ed è così che prende forma il Divertissement una delle sezioni più vivaci e colorate del balletto, un vero e proprio caleidoscopio musicale che offre una varietà di danze provenienti da diverse culture, ognuna delle quali porta con sé un’impronta sonora e stilistica unica. Queste danze, pur essendo state concepite per la scena, sono altrettanto affascinanti anche nel contesto concertistico, dove ogni sezione musicale risuona con la sua individualità, trasportando l’ascoltatore in un viaggio attraverso il mondo delle suggestioni esotiche.
La Danza Spagnola che rappresenta il “Cioccolato” è caratterizzata da un ritmo deciso e incalzante, che richiama le tradizioni spagnole, in particolare il flamenco e le danze popolari.
L’orchestrazione è particolarmente brillante, con i legni e i fiati che si alternano con i violini, creando un effetto di vivacità e calore. Il tema principale, facilmente riconoscibile, è ritmato e marcato, e conferisce a questa danza un carattere gioioso e spagnolesco, perfetto per evocare l’energia del “cioccolato” come simbolo di dolcezza e vivacità.
La Danza Araba simbolicamente associata al “Caffè”, è una delle più esotiche e misteriose del Divertissement. Il brano si distingue per la sua melodia sensuale e i suoi ritmi più lenti, che evocano l’atmosfera calda e avvolgente dei paesi orientali.
L’orchestrazione è più morbida e traslucida, con un uso sapiente delle corde e degli archi, mentre i legni e le percussioni donano un’ulteriore sensazione di mistero. Il movimento è fluido e sinuoso, rispecchiando l’eleganza della danza araba, che qui si traduce in un intreccio melodico quasi ipnotico.
La Danza Cinese o “Tè” è brillante e frizzante, con un ritmo marcato che fa pensare a una danza rapida e vivace, propria della tradizione cinese.
Il brano è costruito con un gioco di contrasti dinamici e ritmici evocando una scena vivace e colorata, con l’impressione di una danza leggera e aerea, ma allo stesso tempo estremamente raffinata.
La Danza Russa, o Trépak, è caratterizzata da una velocità mozzafiato e una grande forza ritmica, che si esprime attraverso un ritmo veloce e incisivo.
Il tema principale è eseguito con grande intensità dalla sezione dei fiati, mentre le percussioni e le violoncelli creano una base pulsante che fa vibrare l’intera orchestra. La musica sembra riflettere il carattere impetuoso e indomito del popolo russo, un inno alla forza e al coraggio, con il suo ritmo frenetico che invita alla danza con un’energia travolgente. Ogni nota sembra una sollecitazione a muoversi e a partecipare a un festoso raduno collettivo.
Infine, la Danza degli Zufoli è un momento di rara delicatezza e leggerezza all’interno del Divertissement. Il brano è caratterizzato da una melodia incantevole, che sembra fluttuare nell’aria, con il suono etereo dei flauti che evoca l’immagine di una foresta incantata o di un paesaggio fiabesco.
La melodia, semplice ma elegante, si sviluppa dolcemente, creando una sensazione di quiete e serenità. L’uso dei flauti, insieme agli archi leggeri, dà alla danza un carattere di freschezza e trasparenza, come una melodia che danza nell’aria con una grazia senza tempo. In questa sezione, Čajkovskij sembra voler regalare al pubblico un momento di riposo, un respiro musicale che contrasta con l’intensità e la frenesia delle altre danze, un richiamo alla bellezza e alla leggerezza della natura.
Giungiamo poi al valzer dei fiori, che si sviluppa con una grandiosità che pare rappresentare l’esplosione di un giardino incantato.
L’orchestra, in tutta la sua pienezza, esplode in un tripudio di colori e dinamiche. Ogni sezione strumentale sembra partecipare a una danza collettiva, dove le melodie si inseguono, si sovrappongono, eppure rimangono sempre in perfetta armonia.
Seppur originariamente concepita per la danza, la musica di Lo Schiaccianoci riesce, in forma di concerto, a raccontare con altrettanta forza la sua narrativa. Čajkovskij, con la sua straordinaria abilità melodica e la sua sapienza nell’orchestrazione, dipinge, nota dopo nota, un mondo fatto di sogni, meraviglie e incantesimi. La sua musica è una festa per l’anima, che non solo celebra l’inverno e la bellezza delle festività, ma si fa anche simbolo di un’eterna ricerca di bellezza e di pace.
In definitiva, ascoltare Lo Schiaccianoci in versione concertistica è come assistere a una danza senza danzatori, un ballo puro fatto di suoni.
E così, la musica di Čajkovskij ci regala un’esperienza estetica completa, un racconto che non necessita di parole per incantare. È un capolavoro che, ogni volta che lo si ascolta, sembra rivelare nuove sfumature, come un fiocco di neve che mai è identico a un altro e Gustavo Dudamel non riesce ad uscire di scena inondato dagli applausi del pubblico appassionato in questo omaggio dai sapori natalizi.
Michael Feinstein e Jean-Yves Thibaudet: un viaggio incredibile nella musica di Gershwin