Il regista bhutanese Pawo Choyning Dorji omaggia la sua terra con un altro successo vincitore del premio della giuria alla Festa del Cinema di Roma del 2023 e della selezione speciale al Toronto International Film Festival dello stesso anno. Nelle sale italiane dal 30 aprile distribuito da Officine UBU
Dopo la nomination all’Oscar di “Lunana: Il villaggio alla fine del mondo” come Miglior Film Internazionale il regista Dorij dona al pubblico un’altro lungometraggio ricco di paesaggi, saggezza e poesia. Con pochi quadri, scene, mezzi e attori il regista mostra con la stessa semplicità la vita del suo paese ricordandoci che la modernizzazione non è un arricchimento ma che la felicità può celarsi nel non avere nulla di valore o di materiale.
Un’aspetto comico-grottesco accompagna i protagonisti, l’incontro della cultura bhutanese e quella americana in un equivoco che accompagna durante tutto il film è la parte centrale della trama ambientata nel paese di Ura dove una funzionaria è incaricata del governo di istruire la popolazione sulle imminenti e prime votazioni nella storia del Bhutan. L’americano è spinto da desideri consumistici e materiali di appropriarsi di un fucile d’epoca a qualsiasi costo, mentre al vecchio saggio non servono denari, al punto che dona l’arma per scopi più elevati a fronte di un baratto di nessun valore ma solo per arricchire l’anima.
Lo scontro tra la presunta civilizzazione e la pacata lentezza degli abitanti di Ura, felici solo con i rapporti umani. Le poche parole, il rito finale, la cerimonia che l’anziano Lama organizza nel giorno delle elezioni e il bizzarro dono che viene regalato all’americano che, solo nel finale riesce lasciarsi ad un sorriso, dopo aver scardinato tutti gli attaccamenti materiali, inutili anche proponendo stratosferiche di bigliettoni in un borsone tra i prati verdi del Bhutan.
Sicuramente un film che porta a rivalutare i valori e la gerarchia dei desideri. Dal 2008 il Bhutan ha iniziato una inevitabile modernizzazione ma nella parte rurale c’è ancora quell’innocenza pura mostrata dal regista.