L’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Antonello Manacorda ha portato sul palco dell’Auditorium Parco della Musica un repertorio dedicato a Molière nella prima parte del concerto con la Suite dalle musiche di scena op.60 tratto da “Il borghese e gentiluomo” seguita da un’appassionata Sonata per clarinetto op. 120 n.1 di Berio eseguita da Alessandro Carbonare e, nella seconda parte, la Sinfonia n.6 in do maggiore D 589 “Die Kleine” di Franz Schubert
Antonello Manacorda elegante, composto dirige in maniera quasi matematica e con sinuosi movimenti l’Orchestra di Santa Cecilia ridotta di organico appositamente per la composizione. Significativa l’intensità dell’esecuzione della Suite dalle musiche di scena op. 60 cui non mancano tutti i passi della commedia in musica di Molière. La presentazione di Monsieur Jordain, la lezione di ballo con la divertente Polacca, vivace nell’Entrata e il ballo dei sarti in cui si percepisce tutta la frizzantezza del momento fino alla cena con la presentazione delle prelibatezze culinarie. La Suite lascia, alla sua conclusione, un sapore fresco e spumeggiante sul pubblico.
Le contaminazioni di Berio nella Sonata op. 120 n.1 sono delicate e colorano il clarinetto o la viola qualsivoglia. Nel concerto eseguito a Santa Cecilia il 27 e nelle repliche del 28 e 29 aprile, Alessandro Carbonare ha avuto ampio spazio d’espressione con il suo clarinetto. Una composizione di un Berio intimo senza infiltrazioni turbative nel brano di Brahms facendo appunto divenire la Sonata un Concerto. Ha cui, Berio, ha dato il suo contributo con una “breve introduzione al primo movimento e una brevissima al secondo” rimane così, pura, la Sonata nei quattro movimenti.
L’acclamato bis di Carbonare al clarinetto è stata un’improvvisazione introspettiva e sentimentale che ha incantato il pubblico della platea e della galleria dell’Auditorium.
Dopo un breve intervallo torniamo con la musica indietro nel tempo ai primi dell’ 800 con Franz Schubert e la sua Sinfonia n.6 che fu eseguita per la prima volta per omaggiarlo a un mese dalla sua scomparsa dagli Amici della Musica di Vienna nel 1828. Se si può legare allo stile della serata la “contaminazione“ la più evidente è la rossiniana di cui viene sottolineata la frenesia allegra e incalzante. Intrisa di ritmo che si completa con lo stile di Beethoven dal ritmo ben definito e incalzante sostenuto ancora una volta dalla precisione e il rigore del Direttore d’Orchestra. Sinfonia che trova la massima espressione nell’Allegro moderato del finale.