Dopo anni di attesa torna a Roma il Maestro coreano Myung-Whun Chung sul podio per dirigere l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ed eseguire le Sinfonie n.3 e n.4 di Brahms raggruppate nel concerto per la Stagione Sinfonica “Aimez-vous Brahms?” il 16 febbraio e in replica il 18 e 19
La Sinfonia n.3 in fa maggiore op.90 fu composta nell’estate del 1883 ed eseguita a Vienna solo pochi mesi dopo il 2 dicembre dello stesso anno, ed ebbe subito un enorme successo. Come era d’uso nell’800 ogni musicista aveva un motto a cui le opere s’ispiravano, per Brahms era “libero ma felice” (Frei aver froh) ed è proprio sulle lettere corrispondenti che si sviluppa la sinfonia in fa, la, fa. Dolce e delicata trova la delicatezza dei clarinetti e fagotti nell’Andante con una crescente compartecipazione degli archi. Il tocco del maestro Myung-Whun Chung tira a sé gli attacchi dei diversi strumenti con un cenno della mano sinistra e la tensione della bacchetta nella destra.
Chung è delicato nel dirigere l’orchestra come se l’incanto della musica potesse infrangersi da un momento all’altro.
Quasi non si muove, solo piccolo cenno delle mani, fermo, impercettibile ma deciso, rispecchia le sue origini orientali. Il terzo movimento è facilmente riconoscibile perché è diventato la colonna sonora del film “Le piace Brahms?”, 1961 di Anatole Litvak con Anthony Perkins, Ingrid Bergman e Yves Montand.
La sinfonia n.3 infine si conclude in un impeto quasi burrascoso in alcuni tratti, tonante nel finale per poi concludersi dolcemente.
Già dopo la prima esecuzione prima dell’intervallo il pubblico ha esultato riconoscente la bellezza della musica.
La sinfonia n.4 in mi minore op.98 si conferma con entusiasmo e, se possibile, con ancora più partecipazione della prima parte del concerto.
L’Allegro non troppo è ricco, ogni strumento inizia vivace esplodendo la solitudine di Brahams e riesce a scomporre anche il direttore d’orchestra che si lascia trasportare dalla passione per poi concludersi con il risuonante tamburo.
L’Andante moderato è cupo quasi velato di pessimismo in cui trapela però sempre una finissima dolcezza.
La sinfonia riesplode di nuovo nell’Allegro giocoso che ricorda una giornata in campagna scandita dal triangolo nella sua unicità e purezza. Per poi tornare cupo e mesto quasi in un calar del giorno gioioso in cui le membra stanche tra i ricordi di una passeggiata.
La Sinfonia inizia coi tromboni e la loro solennità per poi divenire sempre più cupa e dolorosa con talvolta sprazzi di rassicurante serenità che però non compensano il tema centrale dallo stile bachiano, la Ciaccona conclusiva, l’urlo delle trombe e gli archi trionfanti esprimono la solitudine e la disperazione dell’uomo davanti al terminarsi dell’esistenza.