Il lungometraggio di Bulot e Daviaud è composto da quattro storie diverse che in comune hanno l’effetto domino, ossia quella cascata esponenziale e inarrestabile che capita se si è protagonisti attraverso una foto, un video o una frase su una qualsiasi piattaforma web in un momento particolare
È quello che accade ai quattro protagonisti dei fatti realmente accaduti. Il primo è Anas Modamani un giovane siriano diciottenne appena arrivato in un campo per rifugiati in Germania. Era il 2015, pochi giorni dopo Angela Merkel fa visita al centro e il ragazzo entusiasta del mondo occidentale, di sentirsi al sicuro, dopo tre anni di bombardamenti e di morti, fa un selfie con la cancelliera che poi posta su un social e diventa virale. All’inizio il ragazzo sembra riceverne benefici, gli arrivano proposte di alloggi ed ha la possibilità d’integrarsi ma, nel momento degli attentati terroristici a Bruxelles il 22 marzo 2016, Anas viene individuato come uno di loro anche se è innocente e da quel momento la sua vita diventa un incubo.
La seconda storia è quella di Marie Laguerre vittima di un’aggressione in pieno giorno il 25 luglio del 2018 a Parigi.
L’evento viene ripreso dalla telecamera del cafè adiacente e la vittima che, dopo averne chiesto una copia, lo condivide sui social. Diventa anch’essa simbolo della ribellione contro la violenza sulle donne. Da poco c’era stato il caso di Weinstein e il movimento #metoo. Marie si trova in un turbinio inaspettato che la vede sotto i riflettori in ogni momento della sua vita al punto che starà anche male prima di vincere la sua battaglia.
La terza storia narrata dai due registi riguarda Ahed Tamini che vive nei territori palestinesi occupati.
Fin da piccola la ragazza marcia ogni venerdì con il padre e la famiglia, fanno parte della resistenza popolare. Ahed un giorno colpisce un soldato. Il rimbalzo mediatico del video postato in rete porta al suo arresto ed alla condanna di otto mesi di reclusione. Ahed era appena diciassettenne. Ahed è diventata un simbolo della lotta e la resistenza.
Il quarto episodio racconta della creazione diventata simbolo in tutto il mondo di Joachim Romicin “Je suis Charlie”. Slogan nato subito dopo l’attacco del 7 gennaio 2015 nella redazione di Charlie Hebdo a Parigi che si è propagato velocemente scatenando reazioni e manifestazioni ovunque.
Un film da vedere, per prendere consapevolezza di quello che può accadere e della potenza della rete.
“L’effet domino” fa parte della selezione nella sala virtuale All i watch for Christmas che fino al 24 gennaio saranno in programmazione sulla piattaforma PiùCompagnia in collaborazione con MYmovies.