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“Little Joe” la pianta della felicità nel thriller di Jessica Hausner dal 20 agosto al cinema

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"Little Joe"
Alice (Emily Beecham) è una biologa fitogenetista appassionata del suo lavoro, separata vive con suo figlio Joe ma l’altro suo amore è la creazione di una pianta dal fiore rosso cardinale

Apparentemente innocua, questo fiore ha solo la proprietà di stimolare con il suo profumo l’ossitocina l’ormone che la donna produce durante il parto e l’allattamento consolidando l’attaccamento madre-figlio. Non a caso in Alice il senso di colpa nei confronti del figlio è evidente, combattuta tra l’amore per lui e quello per il suo lavoro la protagonista (che per l’interpretazione ha vinto il riconoscimento come miglior attrice a Cannes) deve dividersi tra i due amori spesso costretta a lasciare da solo il bambino. Ma la pianta prende una svolta inaspettata, essendo creata sterile, sembra che manipoli la mente umana cambiando le persone con il solo scopo di poter propagare le sue spore.

Il film si può definire un thriller psicologico in cui il significato di cure parentali è amplificato dal senso di colpa. Anche la pianta deve essere accudita, ha bisogno di attenzioni e di amore, proprio come un bambino piccolo. Il dualismo che vive Alice tra la passione per il suo lavoro e la passione per il figlio scatenano in lei i sensi di colpa, fino a quando il bambino non allaccia i rapporti con il padre. Il film è a lieto fine, appena la donna ricomincerà a perdersi i suoi spazi la matassa psicologica si svelerà per quello che è realmente.

La regista in fase di scrittura della sceneggiatura si è confrontata con il neuroscienziato James Fallon professore di Psichiatria e Comportamento Umano e professore emerito di Anatomia e Neurobiologia alla University of California.  Riportiamo un estratto dell’intervista a lui e ad Hanns Hatt biologo e medico che lavora nel campo della elettrofisiologia e della ricerca sugli odori.

Jessica Hausner: È la storia di una donna, una fitogenetista che crea una pianta geneticamente modificata, un bellissimo fiore.

James Fallon: Oh, come La piccola bottega degli orrori, dove il fiore ti mangia [ride].

Jessica Hausner: [ride] Esattamente. La piccola bottega degli orrori potrebbe essere una fonte d’ispirazione per il film. Questo fiore ha un profumo delizioso che dovrebbe rendere la gente felice. Ma, dopo un po’, la pianta sembra influenzare le persone modificandone il carattere. Non ci sono sintomi specifici: non hanno reazioni allergiche né mostrano particolari cambiamenti psicologici. Chi non conoscesse molto bene quella persona non noterebbe la differenza, penserebbe che sia la stessa di sempre. Solo quelli che sono molto vicini, come una madre con suo figlio, vedrebbero il cambiamento. Potrebbe dire: non è più mio figlio, cosa gli è successo?

James Fallon: Questo sarebbe un vero disturbo psichiatrico, una sorta di problema neurologico.

Jessica Hausner: Ne ho sentito parlare. Non si chiama “Sindrome di Capgras”?

James Fallon: Sì. È l’illusione che qualcuno vicino a te sia stato sostituito da un impostore.

Jessica Hausner: Nella nostra storia, è possibile che la persona convinta della mutazione abbia un problema psichiatrico. Non sappiamo se sia una sua invenzione, se lo sta immaginando o se sta accadendo realmente. L’ambiguità è presente in tutta la storia. Ma scopriamo che il polline della pianta contiene qualcosa che potrebbe causare un cambiamento di personalità. Ce lo siamo inventati non sapendo se fosse effettivamente possibile.

James Fallon: La risposta è: sì, è scientificamente possibile. Questa pianta potrebbe emettere una combinazione di sostanze chimiche, diciamo peptidi e steroidi, o potrebbe contenere un virus. In questo secondo caso, ad agire non sarebbe la pianta stessa. Il virus potrebbe colpire le cellule cerebrali, tipi specifici di cellule cerebrali e, nel farlo, potrebbe accenderle e spegnerle e regolarne il comportamento. Piante e virus ci usano da 100 milioni di anni, creano sostanze che influenzano le nostre azioni. Le piante producono nicotina, oppiacei, e tanti tipi di sostanze chimiche che agiscono su di noi. È come se ci stessero usando da sempre. Le usiamo, ma loro usano noi.

All’interno dei virus, abbiamo isolato piccoli frammenti di DNA chiamati trasposoni. Si possono ottenere anche dal cibo, possono penetrare la membrana dell’intestino e diventare parte di noi. Quindi tu puoi “diventare”, in un certo senso, parte della regione dell’Austria da cui provieni perché mangi cibi specifici di quella zona. E se questi cominciano a influire sul tuo comportamento, non li apprezzi soltanto, puoi anche divenirne dipendente.

Non c’è alcun motivo specifico per cui un virus che attacca una pianta non possa attaccare un animale. Esiste il concetto di eterospecificità – di solito un virus è specifico di una specie – ma possono esserci degli incroci. È un evento raro, ma non possiamo dire che sia impossibile.

Jessica Hausner: È possibile che la persona infettata resti quasi la stessa, ma senza provare più delle emozioni autentiche? Che cominci a far solo finta di amare qualcuno? Che siano dunque solo le emozioni a essere infettate,e non i comportamenti? Questo si noterebbe di meno, no? Se il virus influenzasse, modificasse o bloccasse solo la parte emotiva…

James Fallon: Somiglia a quello che accadrebbe se si interrompesse la connessione tra l’amigdala e l’ippocampo. E così che funziona la talk therapy (CBT, come terapia cognitivo-comportamentale). Sono proprio gli austriaci che l’hanno inventata. Come parlare alle emozioni di qualcuno? Come infiltrarsi in quella intimità? Parlando alla parte superiore della corteccia prefrontale, che ti collega all’ippocampo e all’amigdala. È qui che puoi trasformare il legame che collega i ricordi alle emozioni.

Jessica Hausner: La storia racconta di una pianta la cui fragranza è stata progettata geneticamente per rendere felici le persone che la aspirano. È plausibile una reazione simile?

Hanns Hatt: Se funzionasse davvero, probabilmente saresti miliardaria. Da un punto di vista scientifico, nessuna fragranza può rendere la gente felice. È improbabile che ne troveremo una per gli esseri umani e probabilmente nemmeno per gli animali, perché, in termini di evoluzione, la felicità non è una caratteristica interessante. Affinché l’evoluzione possa sviluppare tratti sensoriali, devono essere importanti per la sopravvivenza. Se sono utili per la procreazione, ad esempio, ma non per qualcosa di così generico come la felicità.

Jessica Hausner: Esiste un modo per aggirare la questione? La pianta potrebbe emettere un profumo che attiri le persone e le spinga a diffondere il polline? Come un attrattivo.

Hanns Hatt: Ci sono molti esempi di piante che emettono naturalmente odori che attirano gli animali, in modo che poi possano diffondere il polline. Potremmo immaginare un processo simile anche con gli esseri umani, perché il sistema di ricompensa del nostro cervello è estremamente attivo e ci invita a compiere molte azioni differenti. Per esempio, siamo attratti dai prodotti che sconvolgono il sistema di ricompensa, e così siamo spinti a consumarli, anche se sappiamo che possono essere dannosi. Si potrebbe immaginare qualcosa di questo tipo.

Jessica Hausner: In che modo una sostanza riesce ad attivare il sistema di ricompensa?

Hanns Hatt: Prendiamo, ad esempio, lo zucchero. Mangiare dei dolci è qualcosa che porta energia, qualcosa che piace alla gente e che genera un segnale positivo nel sistema di ricompensa. Il profumo della cioccolata ti seduce e ti spinge a mangiare la cioccolata.

Jessica Hausner: È il profumo stesso a influenzare il centro di ricompensa?

Hanns Hatt: Solo indirettamente, perché è collegata con una ricompensa successiva. Si chiama condizionamento. Hai imparato che ottieni una ricompensa e il profumo è sufficiente a premiarci. C’è anche il famoso esperimento di Pavlov, che funziona anche con gli odori. Quando sento il profumo di un cibo che mi piace, il sistema di ricompensa è già stimolato e questo mi fa venire l’acquolina in bocca.

Jessica Hausner: E in che modo un profumo riesce ad attirare?

Hanns Hatt: La ricerche suggeriscono che le connessioni neurali associate agli odori siano diverse per ogni essere umano. Ognuno associa un odore alla propria esperienza personale. Se hai sentito l’odore in una situazione felice, allora può riattivare quella sensazione di felicità. E lo stesso profumo può causare sensazioni sgradevoli per un’altra persona che lo ha annusato in una situazione spiacevole.

Jessica Hausner: Ed è plausibile che, come una droga, un profumo contenga una sostanza che prende di mira una particolare regione del cervello, provocando qualcosa di simile al benessere?

Hanns Hatt: Teoricamente è plausibile, ma nella pratica non ci sono prove. In questo caso, parleremmo di un feromone. Sono sostanze particolari che agiscono allo stesso modo su ogni essere umano e il cui funzionamento è inscritto nel cervello. Ma noi abbiamo pochi recettori per i feromoni, abbiamo appena decifrato il primo: ha qualcosa a che fare con certi ormoni, ma non con la felicità.

Jessica Hausner: Di che ormone si tratta?

Hanns Hatt: Sono ormoni che hanno a che fare con la fiducia. Si trovano in un’area centrale dell’ipotalamo e agiscono nello stesso modo per tutti. C’è una connessione tra il cervello e le cellule dell’olfatto situate nel naso.

Jessica Hausner: E non potremmo fabbricare un profumo che, naturalmente, funzioni in una maniera simile?

Hanns Hatt: Certamente. È chiaro che ci sono profumi che sono universalmente più apprezzati, ad esempio il profumo dell’arancia. Una grande catena alberghiera come Hilton utilizza una fragranza che dovrebbe essere la stessa nei loro hotel di tutto il mondo. Un profumo che americani, europei e asiatici apprezzino più degli altri e che li attragga. Tutte le grandi catene alberghiere hanno il loro profumo. Si tratta di creare una fragranza familiare.

Jessica Hausner: La pianta potrebbe emettere un attrattivo che normalmente attira gli animali per propagare la pianta, ma in questo caso particolare l’attrattivo è stato modificato in modo che funzioni anche con le persone.

Hanns Hatt: Teoricamente. Scientificamente non è probabile perché noi umani non siamo più così semplici come gli animali. Purtroppo abbiamo solo quattro di questi recettori per feromoni disponibili, mentre un topo ne ha più di 300. Bisogna trovare un odore che attivi una ricompensa nel cervello. Si pensa che ci sia un profumo simile nel latte materno, come negli animali, per guidare il neonato a trovare cibo. È un meccanismo importante in natura: il neonato deve potersi nutrire, anche se non è ancora in grado di vedere. Certo, la madre può guidare il bambino verso il latte, ma ci sono anche indicatori che suggeriscono l’esistenza di un legame con il profumo. «Possiamo smettere di dividere l’atomo; possiamo smettere di andare sulla luna; possiamo smettere di usare gli aerosol; possiamo persino decidere di non uccidere intere popolazioni con l’aiuto di qualche bomba. Ma una nuova forma di vita non può essere cancellata.

Sopravviverà a te, ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli.

Un attacco irreversibile alla biosfera è qualcosa di così inaudito, così impensabile per le generazioni precedenti, che posso solo sperare che la mia non se ne renda colpevole.

L’ibridazione di Prometeo con Erostrato è destinata a dare risultati terribili.

Abbiamo il diritto di contraddire, in maniera irreversibile, la saggezza evolutiva di milioni di anni, al fine di soddisfare l’ambizione e la curiosità di qualche scienziato? Questo mondo ci è stato dato in prestito. Noi siamo solo di passaggio e, dopo un po’, lasciamo la terra, l’aria e l’acqua a quelli che verranno dopo di noi. La mia generazione – o forse quella che l’ha preceduta – è stata la prima a impegnarsi, sotto la guida delle scienze esatte, in una distruttiva guerra coloniale contro la natura. Il futuro ci maledirà per questo.