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I frutti dimenticati dell’orto botanico di Cervia

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Frutti di Mirabolano@pixabay
Torniamo indietro nel tempo quando si mangiavano i frutti del sorbo e del pero cotogno. Chiudiamo gli occhi ed apriamoli sui frutti dimenticati

Vale proprio la pena dedicare una visita a questo singolare “Orto dei frutti dimenticati” situato nei pressi di Cervia (Ra) antistante la settecentesca Casa delle Aie, l’edificio rurale del 1790, realizzato su progetto del grande architetto Camillo Morigia. L’associazione culturale omonima ha voluto piantare alberi da frutto un tempo comuni nei cortili e negli orti dei contadini che col passare del tempo non sono stati più coltivati perché reputati non redditizi.

Di conseguenza anche i loro frutti sono spariti dalle tavole soppiantati da frutti più conosciuti.

Il signor Silvano mi spiega che l’idea di creare l’orto è nata nel 2011 dall’allora presidente dell’associazione che aveva ripreso un’intuizione dello storico Foschi negli anni ’60.
Le finalità erano molteplici: culturali, didattiche e turistiche.

Così decisero di chiedere la concessione al Comune di Cervia per poterlo realizzare; viene loro concessa e ben presto cominciano i lavori per dissodare il terreno.

Presero le piante a Casola Valsenio dove esiste già un giardino delle erbe e le piantano dove oggi possiamo ammirarle riproducendo sui cartellini i nomi in italiano
ed in dialetto romagnolo.
L’orto venne aperto nel maggio 2013.

Ma quali sono i frutti dimenticati?
Che sapore e forma avranno?

Ci fermiamo davanti ad un Azzeruolo (Crataegus azarolus).
È originario o dell’Asia minore o di Creta ed è una pianta molto diffusa nel bacino del Mediterraneo. Da noi si trova in Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna.
Ha una crescita lenta ma è longevo e può diventare centenario.
Il frutto è di color rosso amaranto e la sua polpa carnosa dal sapore agrodolce contiene vitamina C.
Mi dice che se le azzeruole vengono consumate fresche sono dissetanti, rinfrescanti, diuretiche ed ipotensive oltre ad avere proprietà antianemiche ed oftalminiche.
Scopro che questi bei frutti si possono mangiare in macedonia ed insalata, si utilizzano per decorare torte fare confetture e si mettono sotto spirito o nelle grappe.

Albero di Arezzuolo@donatellaarezzini

Proseguiamo la visita e ci fermiamo davanti a due alberi: il primo è un Mirabolano  o Amolo (Prunus cerasifero).
È un albero i cui frutti somigliano alle ciliegie, originario del Caucaso e dell’Asia occidentale fu introdotto in epoca pre-romana.
Da noi viene utilizzato come portinnesto e come pianta ornamentale mentre in Francia esistono coltivazioni da frutto.

Albero di Mirabolano@donatellaarezzini

L’altro è un Sorbo (Sorbus aucuparia) molto diffuso nei boschi e luoghi rocciosi del Mediterraneo dà frutti ovoidali rosso-arancio molto aspri. Di lui parla anche Dante nel XV canto dell’inferno: “ed è ragion ché tra li lazzi sorbi si disconvien fruttare al dolce fico”.

Sorbo@pixabay

La visita guidata volge al termine ma non voglio andarmene senza aver gustato qualche mora che gentilmente mi viene offerta.
Non dimenticherò questo bel luogo dove si respira un’aria un po’ retrò.

“Il sale della vita la Salina di Cervia”