Un ascensore, una donna determinata e cinica e un uomo, Jack Tramell star della tv, sono gli unici protagonisti di questo thriller psicologico ambientato a New York
Il film parte lento e tranquillo, sembra tutto apparentemente normale in una giornata qualunque una sera del labour day, il lungo fine settimana in cui la città si svuota.
Ma la tensione cresce dopo pochi minuti, la donna, Katherine (Caroline Goodall) immobilizza l’uomo (James Parks) che in pochi fotogrammi è imbavagliato e legato appeso all’interno del vano ascensore: prigioniero.
All’inizio lei sembra pazza, non si capiscono le sue intenzioni mentre lui sembra un povero malcapitato, ma durante il susseguirsi delle scene del film i dubbi vengono instillati nello spettatore che rimane confuso fino alla fine.
Il gioco inizia con la stessa tipologia di quiz Three minutes e le domande che Jack fa durante il suo show ai concorrenti, ma questa volta è la donna ad essere la conduttrice mentre lui si sta giocando la sua vita.
Le domande sono semplici ma la posta in palio è un alluce del piede, un orecchio, un occhio…
Il gioco si fa sempre più crudele e Jack prova a ribellarsi, anche se legato, tira fuori tutta la sua personalità, si percepisce quella linea sottile tra vittima e carnefice, dove i ruoli si ribaltano continuamente.
La verità verrà svelata piano piano e s’innescherà nello spettatore quel senso di complicità unito ad un senso di giustizia fino alla fine. I dialoghi serrati e l’ambientazione claustrofobica ne accentuano l’ansia sostenuta anche dagli effetti sonori e visivi del film.
Tratto da una storia vera in The Elevator il regista, al suo primo lungometraggio per il grande schermo, affronta il tema del commercio di organi lasciando una porta aperta e un retrogusto amaro. Nel cast anche Burt Young (famoso per il film Rocky) nei panni di un vigilante, unica possibilità di salvezza di Jack.
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Distribuito da Lupin Film , The Elevator sarà nelle sale italiane dal 20 giugno 2019.