Sono alcuni dei protagonisti di AL NORTE DE LA TORMENTA. Da Robert Rauschenberg a Juan Muñoz, I capolavori della collezione IVAM di Valencia, a cura di Hou Hanru con Chiara Bertini, al MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo fino all’8 settembre 2019
La mostra fa parte di Expanding The Horizon, il programma del MAXXI dedicato allo sviluppo di una rete di collaborazioni internazionali tra il museo e altre istituzioni culturali, collezioni pubbliche e private.
In questa occasione sono esposti al MAXXI alcuni capolavori storici dell’arte spagnola e internazionale della collezione dell’IVAM, Institut Valencià d’Art Modern, uno dei più importanti musei d’arte contemporanea della Spagna. Nel 2020, un focus sulla collezione del MAXXI sarà ospitato nelle sale dell’IVAM.
La collezione dell’ IVAM, sin dalla sua fondazione nel 1985, ha raccolto nel tempo un patrimonio artistico invidiabile che combina arte moderna e contemporanea, globale e locale, da diverse geografie e contesti culturali: spagnolo, europeo, latino americano, nord americano.
La mostra prende il nome da un’opera del 1986 del celebre artista spagnolo Juan Muñoz, Al norte de la tormenta.
Enigmatica e insolita, questa grande scultura in ferro di forma circolare assomiglia a un astrolabio, da cui spuntano però coltelli, portoni, ringhiere e altri elementi tipici della ricerca degli esordi dell’artista madrileno. Il risultato è un effetto straniante, un universo misterioso in cui tutte le cose sono intrecciate tra loro in una “tormenta” di idee e pensieri. L’opera accoglie il pubblico, insieme a un’altra scultura di Juan Muñoz, Senza titolo (1998), della Collezione MAXXI, a sottolineare il dialogo tra le due istituzioni. Questa seconda scultura in bronzo rappresenta una figura sorridente dalla fisionomia asiatica, che sembra quasi intenta a ricercare un dialogo e l’interazione con lo spettatore.
L’esposizione si accorda a una delle linee narrative centrali nel lavoro di Muñoz, secondo il quale il pubblico deve essere accompagnato e trasportato, attraverso le sue opere, in un mondo illusorio e visionario, dove la distinzione fra realtà e finzione è ambigua e spesso indefinibile.
Le opere sono state selezionate ispirandosi alla tensione, peculiare di una certa cultura spagnola, tra una dimensione più aperta, luminosa, ironica e un’altra più intimistica, misteriosa, buia.
L’utilizzo di oggetti di scarto assemblati nelle due sculture Float di Tony Cragg e Blood Orange Summer Glut di Robert Rauschenberg richiama un immaginario frammentario, paradossale e ludico, mentre nelle splendide tele dell’artista spagnolo Antoni Tàpies, La ligne rouge (Negre amblínia vermella) e Gran diptic roig i negre, la materia sembra sgorgare da un big bang esplosivo.
Di grande potere evocativo le sculture in terracotta dell’artista basco Eduardo Chillida, Lurra G 139, Lurra G 215, Lurra G 217 e Oxido G 269 così come Model for tunnels, di Bruce Nauman, che simula un tunnel vuoto, suggerendo uno stato d’indefinitezza volto a mostrare più che l’opera finita il processo.
There´s no reason a good man is hard to find I di Richard Tuttle si erge come una spirale dal suolo verso l’alto, suscitando un senso di meraviglia.
Mentre la grande scultura in ferro e cemento di Cristina Iglesias, Senza titolo, sembra voler invitare lo spettatore a entrare nell’opera per ritrovarsi in un mondo onirico, in contrasto con le dimensioni imponenti.
Nelle due fotografie di Eulalia Valdossera, che fanno parte della serie El melic del món / L’ombelico del mondo, innumerevoli mozziconi di sigaretta sono minuziosamente posizionati dall’artista.
Absorto di Pedro Cabrita Reis, realizzata con legno e materiali industriali, è un’enigmatica costruzione circolare che si spinge al di là del visivo per arrivare a una dimensione contemplativa e spirituale.
Collections of 60 drawings n.7 di Allan McCollum è composta da sessanta disegni di forme astratte, pezzi unici che sembrano prodotti in serie, ma che in realtà si distinguono per minime e a un primo sguardo impercettibili variazioni.
L’artista valenciana Ángeles Marco è presente in mostra con l’opera Escalera mecánica, una scala in ferro troncata che si erge verso il nulla generando un senso di vertigine, mentre la serie di 101 ritratti fotografici di Hans-Peter Feldmann 100 years, è una riflessione sullo scorrere del tempo attraverso scatti, in bianco e nero, di persone in un’età compresa tra pochi mesi e, appunto, cento anni.
Sweets, di Susana Solano è una scultura in ferro, piombo e vetro, che ricorda una grande scatola di caramelle e che, attraverso l’ironia e forme familiari, rievoca ricordi lontani nel tempo. E ancora, la scultura sonora Ostinato Blanco-Azul di Josè Antonio Orts, che si anima al passaggio del pubblico; Miquel Navarro, che nelle sue opere mette in relazione il rapporto tra architettura e corpo umano; la serie di fotografie di Manolo Laguillo, che riproduce minuziosamente il comune di Gandìa e gli scatti di Miguel Trillo, che ha immortalato la vitalità di giovani adolescenti per le strade di Lisbona, L’Avana, Madrid, Barcelona, Malaga, Almeria, Los Angeles, Tangeri e Manila.
In mostra anche alcune opere della Collezione MAXXI, come Entrando, di Juan Uslé, una tela in cui la purezza delle forme geometriche si unisce a colori forti e decisi, e Dolmen II, Allegretto di Jorge Peris, acquisita grazie al contributo degli Amici del MAXXI.