Dopo l’Australia, in cui abbiamo vissuto tante avventure e la Nuova Zelanda, son state esperienze bellissime. Ma nonostante questo non abbiamo avuto il desiderio di viverci per più a lungo, forse troppo tranquilla
Così, abbiamo raggiunto l’Indonesia, perché non era tanto lontana da dove eravamo. Più precisamente Bali, una vacanza durata solamente 2 settimane e poi il ritorno a casa.
Purtroppo, però, tornando a casa mi sono resa definitivamente conto di quanto sia difficile, e di quanto il nostro lavoro, ma come tantissimi altri non è per niente valorizzato.
La cosa mi fa così male, ma non sono davvero più disposta ad accettare tutto, orari di lavoro infiniti, un fine settimana che sembra non arrivare mai e una paga da precariato.
Ho vissuto una realtà diversa e nessuno di noi merita situazioni del genere.
Essere umile , sì sempre, ma sfruttati no! L’ho già fatto, e forse quando ero una ragazzina l’ho fatto anche con piacere pur di imparare e di mettermi in gioco. Ma non ho più 16 anni e avendo vissuto una realtà differente non mi va più di accontentarmi.
Ma fingere di essere serena in una realtà come questa, non posso proprio.
Vorremmo quindi, come vi ho anticipato nell’articolo precedente, provare a farci una stagione estiva in cucina in un ristorantino della Svizzera sul Lago Maggiore.
Vi anticipo che, siamo stati proprio lì a fare una prova qualche giorno fa.
Io e Stefano eravamo insieme in cucina, forse per alcuno di voi può sembrare una cosa strana e forse da pazzi, ma devo dire, che anche in cucina riusciamo a comunicare e ad andare d’accordo.
Lui, negli anni passati era molto diverso, non era per niente facile lavorare al suo fianco perché era una testa calda.
Portato, probabilmente, da quello che aveva vissuto a sua volta in età adolescente.
Ma non potevo sopportare il suo fare arrogante e competitivo.
Ma, gli anni passano, le esperienze si accumulano e il carattere cambia.
Già perché, anche se non ha perso la sua determinazione e voglia di lavorare, ora è molto più tranquillo quando lavora in cucina e così lavorare insieme non è più un problema come lo era invece prima.
Mi diverte lavorare insieme a lui e la maggior parte delle volte riusciamo a fare un gioco di squadra, cosa che ritengo fondamentale in questo tipo di lavoro.
A volte sa di essere un monello, rompiscatole e gli piace molto provocarmi perché sa che io sono un po’ permalosa.
Ma questa volta, durante la prova al ristorante, sì è dovuto comportare bene
Mi è stato detto di affiancare il pasticcere e così mi sono messa a preparare i dolci del menu. Cosa che per altro è un mondo che mi ha sempre affascinata, sin da quando ero piccina.
Fortunatamente, il pasticcere, era molto molto gentile ed è riuscito a farmi sentire tranquilla nonostante l’agitazione che mi stava ormai mangiando da giorni.
Mentre Stefano, durante il servizio del pranzo è stato, forse, un po’ meno fortunato, in quanto gli è stato chiesto di “semi preparare” un menu, già pre-impostato e vegano e devo dire che mi sono fatta tante risate nel vederlo impegnarsi a fare una cosa che non è per nulla nelle sue corde.
In quanto, lui e il vegetariano vanno completamente a due direzioni opposte.
Eravamo lì per capire come lavoravano e come funzionano le cose ed il servizio.
Invece è stato piazzato in retroscena a fare esperimenti fra polpette di tofu, vegetali e gelatine strane.
Nonostante questo il servizio di pranzo terminò e fortunatamente ci dettero modo di usufruire una fra le stanze dell’hotel, attendendo il servizio serale.
Arrivati alla reception volevano consegnarci le chiavi di due camere singole, cosa che mi è parsa molto strana e infatti senza tanti giri di parole ho chiesto se potevamo restare insieme in una stanza.
La ragazza alla reception non ci aveva accolti molto volentieri, evidentemente le seccava darci una camera senza pagare, si sono convinta fosse questa la ragione del suo tono molto fermo e freddo.
Ma d’altronde era stato lo chef a fare la richiesta della camera.
Questa giornata non è finita qui, ma del proseguo ve ne racconterò la prossima volta.