Home Sport Quale coppia nell’era postmoderna?

Quale coppia nell’era postmoderna?

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Parlare di coppia oggi vuol dire considerare una vasta tipologia di combinazioni, e questo, già di per sé, rappresenta una novità rispetto a quella classica che vede un uomo e una donna unirsi sotto il vincolo del matrimonio finché morte non li separi.

Purtroppo, o per fortuna, la questione nel tempo si é articolata oltremodo. Il metro per una corretta analisi della costituzione e del mantenimento di una coppia, deve necessariamente tenere conto di nuove letture e di un approccio multidisciplinare.

La costante, oltre all’aspetto prettamente intrapsichico, vede l’individuo corredarsi di aspettative, di credenze e miti familiari. Ma anche di insoluti infantili, di copioni trans-generazionali e di altri correlati psicologici che si intersecano al discorso antropologico, politico e sociale.

La nuova matrice di senso che ci dice come sostituirli va ricercata nelle norme comunicative. Esse sono fortemente influenzate dal mercato, burattinaio che sta guidando gli usi e i costumi di questi ultimi decenni.

Benché l’impiego smodato del Social Media crei un’illusoria alchimia fra le persone, la condivisione continua di esperienze non coincide con la comunicazione reciproca del proprio mondo interiore.

E’ necessario condividere le risonanze emotive dei fatti affinché si stabilisca una comunione intima.

In questo ginepraio le coppie contemporanee incontrano non poche difficoltà a formarsi e a durare.

Perché é proprio il costrutto di legame che si é modificato, evanescente più che mai, con una variazione di priorità senza precedenti.

Viviamo in una società in cui uomini e donne hanno abbandonato le certezze delle unioni indissolubili. Si dicono desiderosi di instaurare relazioni, ma allo stesso tempo temono di rimanere imprigionati in rapporti definitivi, certi che l’impegno alla stabilità comporti oneri insostenibili. Un’epoca, la nostra, dove l’individuo basta a se stesso e la parola “dipendenza” é diventata un maleficio verso chiunque la pronunci.

Dipendere l’uno dall’altra é diventata la nuova minaccia, in modo peggiore che dipendere dalle sostanze.

La cultura postmoderna induce l’individuo a essere il solo artefice dei propri successi e ad agire la propria libertà per il raggiungimento di quel “tutto e subito” anche nei rapporti interpersonali.

La frustrazione di non ricevere la risposta che soddisfi i propri individualistici bisogni, può diventare così intollerabile da concludersi con una distanza emotiva o addirittura con la fine del rapporto.

Il valore auto-accentratore giustifica i mezzi per il conseguimento del proprio fine: la realizzazione di sé e, come in guerra, non si fanno prigionieri.

In quest’ottica si allacciano relazioni in cui si ricerca una gratificazione immediata: “Se me la puoi garantire bene, altrimenti passo oltre“.

Il partner diventa una sorta di bene di consumo da gettare. Quando non appaga più quella parte patologica di sé, con il risultato che si passa da un rapporto a un’altro.

Rimanendo perennemente insoddisfatti.

Segue…mercoledì prossimo: qual è la strada giusta?

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Dottoressa Elena Albieri