Siamo proprio umani nel senso più semplice del termine, prima ci lamentiamo del lockdown e poi quando viene allentato abbiamo una ferma nostalgia della nostra vita in quarantena, non vogliamo più tornare come prima
È stato difficile adattarsi, eravamo spinti dalla paura quando, un giorno all’improvviso, siamo stati costretti a starcene a casa. I primi giorni cantavamo dai balconi, ci dava un senso di aggregazione e di unione, per non sentirci soli, per continuare a fare quella vita fuori che eravamo tanto abituati a fare e, il balcone, era il posto più esterno e sociale delle nostre case.
Poi, per rispetto ai medici, agli infermieri, di tutto il personale sanitario e anche per uno sviluppo naturale delle cose ci siamo sorpresi a scoprire un mondo a noi familiare ma sconosciuto: la nostra casa.
Prima però siamo passati, nostalgici di una vita fuori, ad occuparci dei nostri balconi, arricchendoli di piante, semi, piante officinali e orto a km0, certi che avremmo fatto qualcosa di buono, utile e salutare.
La nostra casa per forza di cose anche per i più letargici e appassionati di serie tv prima ha bussato al nostro ozio e, partendo da una semplice pulizia, ci ha portato alla scoperta di mondi sconosciuti.
La frase più ricorrente che ho sentito in questi quasi due mesi è stata “lo sai ho scoperto di avere tanti oggetti che non sapevo di avere”. Anche per chi non ne era consapevole è stato messo in pratica il principio di Marie Kondo nel libro “Il magico potere del riordino” e il nostro spazio interiore è stato via via purificato mentre mettevano in ordine lo spazio esteriore, ossia la nostra casa.
L’altra fase necessaria e obbligatoria è stato cucinare, anche lì, forzati dalla quarantena, anche i più ostici si sono ingegnati a preparare pietanze.
Dalle ricette più semplici alle più complesse, e non vi è stata via di scampo, dovevamo cucinare bene o almeno farcelo piacere perché la vera scoperta è stata che il cibo non si butta!.
Andare al supermercato era diventata un’attività a volte di compagnia per chi passava le sue giornate comprando due cose alla volta. A parte la disubbidienza nel non seguire le indicazioni di fare la spesa il meno frequente possibile, che può essere anche comprensibile, ma non giustificabile, è stato un aiuto per chi si sentiva estremamente solo.
Per la maggior parte delle persone fare la spesa invece è stata un’avventura.
Scegliere l’orario meno affollato:impossibile. In lontananza arrivando al supermercato si vedeva il serpentone di persone ordinate e calcolando una media tra fila, spesa ecc. ci volevano almeno tre ore.
Indossare mascherina, occhiali e guanti non facilitava la velocità di acquisto e spesso si tornava a casa con la margarina al posto del burro oppure il bianco d’uovo al posto della panna o il detergente la posto dello shampoo. Questo perché coi sensi attutiti, oltre a non vedere quasi niente, non si capiva quello che ci dicevano e il senso di colpa del serpentone all’esterno ci faceva fare tutto di corsa.
Poi, a casa, ci accorgevamo sempre di aver dimenticato qualcosa di fondamentale. È vero c’era la spesa online ma non tutti hanno potuto farla, le richieste sono state troppe.
Bene, una volta a casa, la fase successiva: quella di igienizzare tutto prima di metterlo negli scomparti pulitissimi della nostra casa o nel frigo.
Tutto questo è un vero e proprio lavoro e non capisco chi abbia voglia di farlo più di una volta a settimana!
Poi finalmente nella nostra bella casa pulita, ordinata e con il frigorifero pieno la sensazione di essere al sicuro, tra serie tv, molti libri, i nostri animali domestici e i nostri affetti.
Abbiamo passato tutti anche la fase fitness scoprendo un lato nascosto e anche un piacere attraverso lo yoga, il pilates, la zumba ci sono stati corsi ovunque e per tutti i gusti, per prendersi cura di noi.
E, mentre chiuderci nelle nostre case è stato faticoso, ma al sicuro, in un ambiente a noi conosciuto, domani ci chiedono di uscire, ma di stare attenti. Come una rinascita in un mondo che siamo sicuri che sarà ostile e pericoloso.
Inoltre come sarà dipende da noi, non più cittadini-bambini, ma trattati da cittadini-adulti e, se ci sarà una ricaduta, e se, sarà più terribile, sarà colpa nostra. Se imbroglieremo lo Stato ma soprattutto noi stessi con false certificazioni, spostamenti inutili e senza usare le mascherine cadremo di nuovo e questa volta sarà più difficile rialzarsi. In fondo c’è sempre il libero arbitrio sta noi scegliere come comportarsi.
Io ho già nostalgia di #IoRestoaCasa di avere il tempo di prendermi cura di me, dei miei spazi, di riflettere, meditare, godermi un raggio di sole (adesso ho scoperto a che ora entra dalle mie finestre e quando goderne a pieno), un buon libro e una fetta della torta fatta da me.
Sì usciremo, ma facciamo tesoro di quello che è stato per rispetto di coloro che non ci sono più, di chi si è sacrificato, di chi ha lavorato per noi in questo periodo, per chi ci ha tenuto compagnia con la musica, i libri, il teatro i film, senza mai lamentarsi ma donando l’arte.
Se possiamo, da domani usiamo meno la macchina. Rispettiamo il prossimo mettendoci tutti la mascherina altruista. Usando meno plastica. Sprecando meno cibo e mangiando meno carne perché la Terra un messaggio ce lo ha dato: ci può spazzare via quando vuole e vive molto meglio senza di noi.