“Terre d’acqua” Poesie di Donatella Nardin, Fara Editore, dall’amore della terra natìa alla scoperta di sé stessi.
Fin dal primo verso di queste poesie di Donatella Nardin ci si immerge profondamente nelle acque limpide della sua anima completamente contaminata dalla sua terra d’origine.
L’autrice è infatti originaria di Cavallino Treporti, a Venezia. La sua ispirazione nasce da questi luoghi dove il connubio acqua-terra è fortemente radicato.
L’acqua è madre di tutte le creazioni della terra, acqua intesa come fonte di rinascita e di rinnovamento, come liquido purificatore, come specchio di luce del cielo.
I luoghi pittoreschi , le lagune, le terre e la natura del paese, fanno da cornice a questo elemento predominante e presente anche nell’animo umano dove tutto vibra e fluttua in un tempo infinito di ricordi e sensazioni ritrovate.
Il mare amico la consola. Alle sue molte voci, ella affida le sue paure più nascoste. Il bisogno d’amore e di tenerezza durante l’estate, e il compatimento per la condizione inferma dell’uomo durante il tramonto delle sue primavere.
L’animo galleggia e ondeggia come la barca sul mare mosso, alla ricerca di se stesso e dei suoi luoghi di conforto.
La campagna, le sere di paese o la cioccolata calda bevuta sotto la quercia in giardino sono i luoghi del cuore in cui rifugiarsi. Le stagioni della vita umana rappresentate dalle stesse stagioni temporali segnano le primavere e gli inverni dell’animo. L’azzurro delle acque che si mescolano all’azzurro dei cieli, tutto circonda e fa risaltare della terra, mettendone in luce gli aspetti più roventi e impetuosi.
Tra le sue braccia trova rifugio la solitudine e la vulnerabilità dell’uomo. È una vera fonte di Vita l’acqua, per Donatella Nardin. Una sublimazione della natura intorno alle sue amate terre d’origine, avvolte e protette dalle acque profonde della laguna.
Il borgo di Lio Piccolo diventa un luogo dove il tempo è senza tempo, dove vibrano le dolci memorie mentre il cielo sopra Venezia diventa a sera un tutt’uno con il mare.
Il Faro di Cavallino nella poesia omonima evoca l’accecante fascio di luce gialla sulle onde buie attorno ad esso.
Con voli pindarici, l’autrice mira all’infinito utilizzando una sinossi molto complessa che non richiede una traduzione etimologica ma trascendentale. Tramite la percezione rinnovata dall’empatia e dal legame indissolubile che si crea tra uomo e natura, di ciò che è reale ed è rimasto immutato nel tempo.
“Terre d’acqua” di D. Nardin, Fara Editore
Carla D’Aronzo